Di A. Jodorowsky in La Risposta è la domanda Mondadori ed.
In una gelida mattina, due cavalieri percorrevano un sentiero di campagna. A uno dei due, che era cieco, cadde di mano la frusta. Scese da cavallo e, inginocchiatosi, tastò il terreno per cercarla. Non riuscì a recuperarla, ma ne trovò un’altra che parve più morbida e più elegante della sua. Risalì a cavallo e riprese il cammino. Il suo compagno, che invece ci vedeva, gli domando perché fosse smontato. Il cieco rispose: «Avevo perso la frusta e sono sceso a cercarla, non l’ho trovata, però ho trovato quest’altra che è più lunga, morbida e flessibile della mia». L’uomo che poteva cedere gli disse: «Gettala subito via!» Non è una frusta, ma un serpente intorpidito dal freddo!». Il cieco non volle liberarsene, perché pensava che l’altro fosse invidioso della sua frusta nuova… Poco dopo, il calore del giorno svegliò il serpente, che lo morse avvelenandolo.
Dal commento di Jodorowsky
La “vera” conoscenza nasce dall’esperienza personale, mentre quella fatta di parole è fatta di parole. «Il cavaliere cieco, simbolo dell’uomo razionale, che la mente piena e il cuore vuoto, è in realtà alla ricerca del preconcetto. Per lui il mondo è quello che lui crede che sia». È alla ricerca della sua verità, cerca di confermarla, è centrato solo su di sé. «Il cavaliere che ci vede, invece, simbolo dell’uomo saggio, che ha la mente vuota e il cuore pieno, si accosta al mondo senza pregiudizi e lo accetta così com’è». Cerca di stare lontano dal giudizio che blocca l’ascolto di sé e dell’altro.
«Non cerca la verità ma l’autenticità».
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