Da Consuelo G. Casula Giardinieri, Principesse, Porcospini
C’era una volta tre giardinieri felici di ritrovarsi e di poter scambiare opinioni circa il loro lavoro: sono convinti di avere tante idee in comune, dato che svolgono lo stesso mestiere. Mentre parlano scoprono invece che sono molto diversi, che ognuno la pensa a modo suo, anche sulle cose elementari, sugli aspetti di base del loro mestiere.
Uno infatti sostiene con foga che le piante vanno innaffiate il meno possibile. Poca acqua, poche cure, tanto loro crescono lo stesso, rispettando i loro ritmi. Magari un po' lenti. Il secondo giardiniere interrompe dicendo che invece le piante hanno bisogno di essere innaffiate, anzi umidificate costantemente, se si vuole che crescano rigogliose. Macché rigogliose aggiunge il terzo. Le piante devono esprimere la loro essenza, niente di più e per questo dobbiamo potarne le radici.
A questo punto i tre giardinieri capiscono che c’è qualcosa che non va nella loro discussione. Stanno per un po' in silenzio e ognuno riflette sulle differenze emerse. Dopo alcuni secondi uno crede di aver capito il motivo di tanto divergere e chiede a ciascuno la specialità.
Si scopre così che uno è specializzato in piante grasse, l’altro in piante tropicali e il terzo in bonsai. Ora capiscono. Ognuno ha ragione, perché ognuno tratta un genere di pianta diverso.
Prima che le cose precipitino vale la pena fermarsi, riconoscere l'altro come "altro da sé" e quindi portatore di una sua soggettività, esperienza, cultura, punto di vista. Quando riusciamo a fare una pausa possiamo, poi, trovare nuove idee, associazioni, alleanze. Non abbiamo più bisogno di imporre il nostro modo di vedere il mondo, possiamo ascoltare e arricchire noi e gli altri.
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